LE LEGGENDE DI ABANO

Non arrivo certo per prima se vi dico che le Terme Euganee sono dei luoghi divini: scommetto che anche voi, inzuppati come dei biscottini nelle acque sulfuree, vi siate sentiti divinamente. Ebbene, non siamo solo noi, poveri mortali, a sostenerlo, ma lo dicono anche la storia e la leggenda. Le nostre acque termali calde e curative sono infatti conosciute fin dai tempi dell'Impero romano.

Gli antichi paleoveneti avevano qui un santuario lacustre molto trendy fra l'VIII e il III secolo a.c. Scrittori latini di ogni tempo, tra il primo Impero e la tarda antichità, hanno rivolto la loro attenzione a questo miracoloso angolo di terra così speciale: i suoi soffioni solforosi incutevano timore agli uomini di un tempo, che attribuivano questi fenomeni a manifestazioni divine e ne descrivevano la provenienza in numerose storie e leggende. Ne segue che le mitiche dicerie riguardanti queste zone si sprecavano. La più importante è quella che racconta come Ercole e i suoi eroici compagni greci, sfiniti e stanchi dopo aver ucciso Gerione, furono ristorati dalle virtù miracolose di queste acque calde. Essi non vollero più ritornare in Grecia, attratti anche dalla bellezza dei Colli Euganei, e vi si fermarono a vivere stabilmente. Ercole stesso, preso forse dai sensi di colpa, avrebbe costruito un tempio in onore del dio Gerione sul piccolo Colle Montinone, dove le acque calde sgorgavano più abbondantemente. Pensate cosa succederebbe se oggi tutti i turisti che si innamorano delle Tenne Euganee costruissero un tempio ai propri dèi. Ce ne sarebbero così tanti da non lasciar spazio nemmeno a un albergo.

Ai piedi del Colle Bortolone, per essere precisi nella zona dell'attuale Montegrotto, si trovava invece l'oracolo del dio Apono, che avrebbe poi dato il nome ad Abano. Svetonio ci racconta che questo oracolo era talmente noto nel mondo romano che addirittura l'imperatore Tiberio, durante il suo viaggio nell'Illiria, volle fermarsi a fare quattro chiacchiere con lui. L'oracolo lo invitò a buttare dei dadi d'oro nella fonte, proprio dove oggi si trova Abano, per conoscere il futuro che lo attendeva. La leggenda vorrebbe che i dadi gettati avessero reso preziosa l'acqua, attribuendole lo speciale potere di guarire svariate malattie e di donare una fortuna sfacciata al tavolo da gioco dei casinò. Su, scherzavo, ché per guarire dalla febbre del gioco serve ben altro.
         


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tratto da "Misteri e storie insolite di Padova" -Newton Comption editori